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Chat WhatsApp dell’ex: l'ultima sentenza della cassazione

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Chat WhatsApp e smartphone dell’ex: fino a che punto si può accedere? Ecco cosa dice la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: accedere senza autorizzazione a un dispositivo informatico altrui — come uno smartphone protetto da password — costituisce un illecito penale ai sensi dell’art. 615-ter c.p.

Nel caso esaminato, la Suprema Corte ha confermato la condanna di un uomo che aveva estratto messaggi WhatsApp dal telefono dell’ex moglie e li aveva utilizzati nel procedimento di separazione.

La pronuncia chiarisce un punto essenziale: la conoscenza della password non equivale a un'autorizzazione permanente all’accesso ai contenuti personali, soprattutto dopo la cessazione del rapporto di fiducia. Essa si colloca in un quadro giuridico ormai consolidato: ricordiamo a tal proposito la precedente sentenza n. 3025/2025, che esprime la medesima “ratio” giuridica.

Abbiamo invitato l’illustre avvocato matrimonialista Annamaria Bernardini de Pace, dello Studio Legale Bernardini de Pace, a condividere la sua lettura della sentenza n. 19421/2025. Ecco il suo commento:

“Nella mia esperienza ho constatato che le donne hanno spesso maggior dimestichezza con la tecnologia rispetto agli uomini, e sono quindi più abili nell’accedere ai telefoni dei loro compagni. Per esempio, capita che mettano di notte il telefono davanti al volto del partner mentre dorme, così da attivare il riconoscimento facciale. Mi capita spesso che alcune signore si presentino nel mio Studio con audio, messaggi e fotografie e io spiego loro che si tratta di un reato e che io non utilizzerò mai il risultato di un reato. Quello che faccio è consigliare loro di rivolgersi a un bravo investigatore, con tutti i nomi, i cognomi e gli indirizzi che hanno tratto dalla lettura illecita — e ribadisco: illecita — di quei messaggi.”

Questo contributo conferma quanto l’azione di indagine e il reperimento delle informazioni devono dunque avvenire in un contesto di piena legittimità, coniugando efficacia e proporzionalità.

Per tutti i soggetti che operano nel settore investigativo, questa pronuncia rafforza l’importanza di agire sempre nel pieno rispetto della normativa vigente, tutelando sia i diritti delle persone coinvolte che la validità delle prove raccolte.

 

Marzio Ferrario
CEO-Phersei Investigazioni

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