Con l’uso smodato che facciamo del web e dei social network, è diventato fondamentale saper gestire la sicurezza di informazioni sensibili, dati personali, foto e video online.
Lo ha capito forse troppo tardi Tiziana Cantone, che a 33 anni si è tolta la vita dopo che aveva condiviso, per imprudenza ed eccesso di fiducia, i suoi video privati con qualche amico che si è divertito a postarli su Facebook.
Chi incolpare per la diffusine di questi video? Forse Facebook? Così ha giudicato il Tribunale di Napoli, condannando Facebook per non aver rimosso rapidamente il video. Non è dello stesso parare il direttore Vittorio Feltri, ad esempio, ma di chi ha condiviso il video per la prima volta, innescandone inconsapevolmente una circolazione virale e senza controllo.
Si tratta di casi particolari, ma in linea di principio, c’è un modo per difendersi dal web? Come impedite che un video o una foto privati diventino di dominio pubblico? Esiste il diritto all’oblio, cioè la richiesta che un contenuto venga rimosso dal web, ma quando questo è diventato già virale, il diritto all’oblio è tecnicamente impraticabile.
Situazioni simili si possono evitare se si seguono alcuni consigli, come quelli che Marzio Ferrario, CEO dell’agenzia investigativa Phersei di Milano, ha dato durante un’intervista sul tema al giornale Libero.